Gli asset del mio lavoro come consulente: teoria, metodo e risultati

1. Teoria, metodo e risultati

Come ho scritto nel post precedente, la storia di LinkedIn mi insegna due cose. La prima è che non mi prendo sufficiente cura del mio feed. La seconda è che il lavoro del consulente non è tanto diverso da quello del panettiere, dell’ingegnere meccanico, del tennista o del business coach.

Il panettiere impiega conoscenze e strumenti per trasformare materie prime in cibi a base di farine che i suoi clienti sono disposti a comprare. L’ingegnere meccanico utilizza conoscenze e strumenti per progettare, sviluppare, costruire e testare componenti di macchine complesse e guadagnare da queste attività. Il tennista usa il proprio corpo e una racchetta per sfidare avversari secondo le regole stabilite dal gioco e vincere le partite. Il business coach impiega l’arte di porre domande per accompagnare il coachee lungo il percorso di apprendimento, esplorazione e scoperta di nuovi punti di vista, utili al raggiungimento di un cambiamento.

Ciò che li accomuna è il fatto che tutt’e quattro possiedono un patrimonio di conoscenze (la teoria) che traducono in azioni concrete (il metodo) per perseguire un obiettivo (il risultato).

Anche il mio lavoro come consulente può essere descritto impiegando il modello teoria-metodo-risultato. Per come la vedo io:

  • il risultato consiste nell’aiutare il cliente a generare un profitto sostenibile, facendo leva sul capitale umano;
  • la teoria collega persone, processi e strumenti – l’oggetto del mio intervento come consulente – con il risultato;
  • il metodo è ciò che impiego per formulare un piano d’azione eco-logico, trasformativo e funzionale ad accompagnare il cliente lungo la strada che lo condurrà al risultato.

 

Nel mio modo di intendere la professione del consulente, i tre asset concorrono a definire la mission del mio lavoro, che è:

Risultato

aiutare i clienti a generare un profitto sostenibile

Metodo

realizzando interventi di empowerment del capitale umano

Teoria

che è la causa radice del sistema di persone, processi e strumenti che genera il profitto sostenibile e mantiene il vantaggio competitivo.

Nella sezione di questo blog dedicata alla teoria spiego cosa intendo per profitto sostenibile e vantaggio competitivo e cosa c’entrano questi due concetti con la catena del valore. Inoltre, racconto perché questi stessi concetti mi sembrano tutti legati strettamente al capitale umano dell’imprenditore, al punto da esserne la causa radice.

In sintesi, per come la vedo io, la sostenibilità consiste in doing good business on the long-run generando un impatto netto positivo sull’ambiente e la comunità locale. Per me, doing good business on the long run vuol dire:

  • costruire un vantaggio competitivo rispetto ai concorrenti
  • difenderlo dagli effetti erosivi provocati dall’azione dei concorrenti, dall’evoluzione del mercato o di altri fattori di contesto
  • gestire con efficacia i fondamentali di lungo periodo dell’attività economica
  • assicurare stabilità finanziaria
  • generare profitti soddisfacenti per i dipendenti, i collaboratori, l’imprenditore e gli shareholder


La capacità di un’azienda di realizzare tutto ciò dipende dalla sua catena del valore, da come è fatta e da come funziona. E, per come la vedo io, le catene del valore sono sistemi di interazioni tra esseri umani.

1. Teoria, metodo e risultati

Come ho scritto nel post precedente, la storia di LinkedIn mi insegna due cose. La prima è che non mi prendo sufficiente cura del mio feed. La seconda è che il lavoro del consulente non è tanto diverso da quello del panettiere, dell’ingegnere meccanico, del tennista o del business coach.

Il panettiere impiega conoscenze e strumenti per trasformare materie prime in cibi a base di farine che i suoi clienti sono disposti a comprare. L’ingegnere meccanico utilizza conoscenze e strumenti per progettare, sviluppare, costruire e testare componenti di macchine complesse e guadagnare da queste attività. Il tennista usa il proprio corpo e una racchetta per sfidare avversari secondo le regole stabilite dal gioco e vincere le partite. Il business coach impiega l’arte di porre domande per accompagnare il coachee lungo il percorso di apprendimento, esplorazione e scoperta di nuovi punti di vista, utili al raggiungimento di un cambiamento.

Ciò che li accomuna è il fatto che tutt’e quattro possiedono un patrimonio di conoscenze (la teoria) che traducono in azioni concrete (il metodo) per perseguire un obiettivo (il risultato).

Anche il mio lavoro come consulente può essere descritto impiegando il modello teoria-metodo-risultato. Per come la vedo io:

  • il risultato consiste nell’aiutare il cliente a generare un profitto sostenibile, facendo leva sul capitale umano;
  • la teoria collega persone, processi e strumenti – l’oggetto del mio intervento come consulente – con il risultato;
  • il metodo è ciò che impiego per formulare un piano d’azione eco-logico, trasformativo e funzionale ad accompagnare il cliente lungo la strada che lo condurrà al risultato.

Nel mio modo di intendere la professione del consulente, i tre asset concorrono a definire la mission del mio lavoro, che è:

Risultato

aiutare i clienti a generare un profitto sostenibile

Metodo

realizzando interventi di empowerment del capitale umano

Teoria

che è la causa radice del sistema di persone, processi e strumenti che genera il profitto sostenibile e mantiene il vantaggio competitivo.

Nella sezione di questo blog dedicata alla teoria spiego cosa intendo per profitto sostenibile e vantaggio competitivo e cosa c’entrano questi due concetti con la catena del valore. Inoltre, racconto perché questi stessi concetti mi sembrano tutti legati strettamente al capitale umano dell’imprenditore, al punto da esserne la causa radice.

In sintesi, per come la vedo io, la sostenibilità consiste in doing good business on the long-run generando un impatto netto positivo sull’ambiente e la comunità locale. Per me, doing good business on the long run vuol dire:

  • costruire un vantaggio competitivo rispetto ai concorrenti
  • difenderlo dagli effetti erosivi provocati dall’azione dei concorrenti, dall’evoluzione del mercato o di altri fattori di contesto
  • gestire con efficacia i fondamentali di lungo periodo dell’attività economica
  • assicurare stabilità finanziaria
  • generare profitti soddisfacenti per i dipendenti, i collaboratori, l’imprenditore e gli shareholder

 

La capacità di un’azienda di realizzare tutto ciò dipende dalla sua catena del valore, da come è fatta e da come funziona. E, per come la vedo io, le catene del valore sono sistemi di interazioni tra esseri umani.

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